Sostegno agli adolescenti
Che cos'è l'adolescenza?
L’adolescenza è l’età delle repentine trasformazioni, dei mutamenti del corpo, della crescita delle tensioni ormonali, dei cambiamenti nelle visioni di mondo. Gli adolescenti, non più bambini, non ancora adulti, stazionano in questa età ibrida, timorosi e desiderosi allo stesso tempo di affermarsi socialmente e realizzare i propri progetti ma ancora necessitanti dell’approvazione degli adulti, benché restii a manifestarlo apertamente .
Secondo i più autorevoli studiosi del campo, l'adolescenza é considerata un'età di inevitabili disagi dovuti al tentativo di trovare una nuova identità (oggi anche di genere), un modo nuovo e diverso di sapersi regolare nei rapporti, di riuscire a conseguire nuove conferme sociali e affettive e mitigare al contempo l’incessante “spinta ormonale”. Un’età con la quale non è facile dialogare, talvolta impossibile, che mette a dura prova anche gli educatori, i genitori o gli insegnanti più efficaci e responsabili.
Stanley Hall (1884-1924), psicologo e pedagogista statunitense, definì l’adolescenza come una “seconda nascita”, periodo di rinnovamento totale di tutti gli aspetti della personalità, con una diversità mentale che rende il passaggio dall’infanzia all’adolescenza particolarmente impegnativo e in cui la sessualità e la ricerca di affermazione nel territorio sociale (in analogia con la teoria dell'evoluzione della specie), diventano centrali.
Per l’antropologa Margaret Mead (1901-1978), diversamente da ciò che che avviene nelle culture tradizionali in cui il bambino viene seguito ed edotto in tutti i “segreti” della vita (gravidanza e nascita, allattamento, la malattia o la morte di qualcuno, il menarca, etc.), passando gradualmente dall'età del gioco a quella delle responsabilità e del lavoro, nell’occidente mancano riti di passaggio e costanti “accompagnamenti alla vita”, tanto che, conclude la Mead, il passaggio avviene direttamente da “irresponsabile a responsabile”, dal gioco al lavoro o altre attività, ma senza un reale e organico percorso di apprendimento e affiancamento.
Per Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra e psicoterapeuta italiano, gli adolescenti vivono il disagio, quasi un lutto, nel doversi separare con rapidità da parti di sé fanciulle che tuttavia avevano costituito fino a pochi mesi prima la base della loro esistenza. Ne consegue una fragilità narcisistica, accompagnata dalla paura per un corpo che va in metamorfosi, cui la società propone di porre rimedio con “mercantili proposte di cura del corpo”, che intendono far credere all’adolescente “che si possano risolvere dei problemi complicati di sostanza e di contenuto attraverso la manipolazione delle forme, particolarmente quelle del corpo e delle sue sembianze sociali”. Il richiamo di Charmet, uno dei massimi esperti attuali di psicologia dell'adolescenza, è certamente ai modelli di successo apparente che il mercato dei prodotti di consumo offre ai giovani, come rimedio universale contro il loro disagio, promettendo un’autenticità che è più un ideale del sé che un veritiero apprendimento ad affrontare la nuova realtà dell’esistenza.
Mentre, come ci insegna Mead, nei contesti tradizionali il processo di sviluppo era agevolato da un sistema di “tutoring” costante che rendeva possibile la crescita senza eccessi di lotte psicologiche, la nostra società, suo malgrado, fa sentire l’adolescente “solo nella necessità di comprendere e orientarsi”. In effetti, una delle problematiche di cui si discute maggiormente riguarda il fatto che l’erogazione degli apprendimenti necessari all’adolescente per crescere e diventare adulto, sono parcellarizzati tra diverse agenzie educativo-formative (famiglia, parrocchia, gruppo sportivo, scuola, etc.) le quali si trovano in difficoltà nonostante i loro sforzi a coordinare gli interventi educativi e instaurare con l’adolescente basi relazionali improntate sulla fiducia e sul riconoscimento della maggior esperienza sociale ed esistenziale degli adulti.
Questo sembra essere infatti il secondo importante problema: gli adolescenti non ritengono che i grandi siano in grado di comprendere il loro mondo mentale e le loro necessità e in più sono convinti che la società costruita dagli adulti sia da mettere in discussione, perché priva di prospettive, se non addirittura fallimentare, sensazione particolarmente viva e attuale in tempi di Pandemia, crisi climatica e grandi scovolgimenti nell'ordine mondiale.
Gli adolescenti esternalizzanti
Militano attivamente nel gruppo dei pari, appaiono pretendenti nei confronti del mondo esterno, impongono le loro personali necessità e ne chiedono immediata e prioritaria soddisfazione, come per un non ben chiaro “diritto di precedenza”. In questo caso l’adolescente si sente ancora molto onnipotente e intollerante alle frustrazioni e cerca sovente “corsie di sorpasso”.
L’adolescente esternalizzante può fare ricorso all’aggressività per raggiungere i propri scopi o anche soltanto per ricavare piacere. Il piacere benché distorto, è funzionale a non avvertire il dolore esistenziale, il vuoto affettivo, il sentimento di impotenza o di perdita di speranza nel futuro. Ci può essere anche la tendenza a trasgredire le norme sociali e/ o distruggere o appropriarsi di cose di proprietà altrui, benché solo come comportamento saltuario.
L’esperienza con sostanze stupefacenti é considerata naturale e di grande valore iniziatico, come anche forme più o meno marcate di adornamento del corpo (pearcing, tatuaggi, dilatatori, trucco, etc.).
Gli adolescenti introversi (interiorizzanti)
Sono gli adolescenti che manifestano prevalentemente comportamenti di ritiro e isolamento, quindi non militano nel gruppo dei pari, se non obbligati a farlo. Tendenze caratteriali a retroflettere, non reagire o evitare i conflitti si combinano assieme per dare origine a una difesa “a involucro”, praticamente impenetrabile, nella quale l’adolescente si incapsula allo scopo di proteggere il suo sé, fino al termine dell’adolescenza.
Il ragazzo e la ragazza possono apparire sovente assenti e preoccupati (perennemente ansiosi e dubitanti), taciturni e chiusi in se stessi; a scuola possono conseguire uno scarso rendimento, oppure una specializzazione in qualche area che li assicuri la sopravvivenza (matematica, informatica, etc.). L’ansia e il tono depresso dell’umore, lo struggimento esistenziale, la coltivazione di interessi esclusivi sono esperienze tipiche di questa forma di disagio. Quasi mai è presente la rabbia, sostituita da un sentimento costante di estraneità , incomprensione e inadeguatezza. Questo tipo di disagio non viene segnalato con frequenza, poiché non procura disturbo sul gruppo-classe, né dà esito a conflitti esternalizzanti in famiglia. La segnalazione di un comportamento “sintomatico” arriva solo quando l’isolamento è diventato ritiro totale e/o già depressione.
Il Disagio in Adolescenza
Il disagio in adolescenza non é una malattia ma lo può diventare, oppure diventare devianza. All’inizio é solo la condizione tipica del periodo: una somma di criticità quali i cambiamenti corporei, ormonali e sessuali, psichici ed emotivi, il lutto per la perdita dell’infanzia e le spinte esterne a "diventare grande" e il confronto con i pari, che stressano l’equilibrio del giovane individuo il quale deve al contempo sottostare alle richieste della famiglia, della scuola e dei gruppi istituzionali in cui é inserito (scout, associazione sportiva, religiosa, etc.).
L’Adolescenza è forse la più grande fase di riorganizzazione della vita dell’ individuo, quella nella quale si gettano le basi per lo sviluppo futuro e in cui tutti gli adattamenti precedenti debbono essere riattualizzati. Nessuno meglio degli adolescenti coltiva intatte tutte le caratteristiche del Sé reale, perché gli adattamenti sono ancora resilienti e quindi rimodellabili.
Il contatto con la parte più vera e autentica di sé è ancora vivo e presente. L’adolescente non ha dimenticato chi è ed è in grado di non confondere se stesso con le maschere sociali e i ruoli che è costretto a giocare e che vorrebbe rifiutare o rifiuta apertamente per timore di eccessiva omologazione.
Possiede energia e fiducia sufficienti a desiderare ancora di cambiare il mondo e realizzarsi se gli vengono offerte le condizioni per poter realizzare il suo progetto esistenziale.
Genitori prestate attenzioni a questi segnali
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Impiego continuativo di sostanze leggere come cannabinoidi
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Uso compulsivo dello smart-phone e/o della play station
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Risultati scolastici insufficienti, caduta dell' attenzione in classe o frequenza ridotta alle lezioni, fino alla perdita dell’anno scolastico.
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Ridotta o inesistente comunicazione con genitori e insegnanti
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Passività, autoesclusione, disimpegno, “cazzeggio cronico”
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Aggressività o frequenti rovesci di umore improvvisi e inspiegabili (disforia),
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Comportamento mimetico e iper-adesivo con il gruppo dei pari (branco) e/o frequentazione di gruppi poco maturi o borderline
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Condotte comportamentali ripetutamente oppositive, provocatorie, non sociali anche con coetanei e persone verso cui si provano sentimenti.
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Bravate notturne, randagismo, sciatteria, promiscuità sessuale
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Sport estremi senza precauzioni, comportamenti autolesivi, mutilazioni del corpo
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Insonnia o propensione a star svegli e invertire il ritmo circadiano
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Disordini Alimentari e/o frequenti atti di binging (abbuffata) con alcool, sostanze o cibo
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Anoressia nervosa, bulimia nervosa, ortoressia nervosa.
Quando questi segni comportamentali si fanno evidenti i genitori dovrebbero chiedere una consultazione con uno specialista per stabilire l'etità della situazione e che cosa occorre fare per aiutare il giovane a proseguire nel suo percorso di crescita, aiutandolo a definire e realizzaere bisogni, aspirazioni e obiettivi per il presente e per il futuro.
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