
La noia è caratterizzato da una mancanza di attivazione rispetto agli stimoli esterni, come una sorta di inappetenza del desiderio.
La noia è un’emozione situazionale: ambienti poco stimolanti e ripetitivi creano assuefazione e sensazioni di prevedibilità.
Essa insorge dunque all’interno di una realtà scontata e priva di stimoli, all’interno di luoghi privi di stimoli, popolati da persone poco brillanti o interessanti.
La noia, secondo lo scrittore Alberto Moravia, è una specie di insufficienza o inadeguatezza o scarsità della realtà. Ma la noia non è spiegabile senza le caratteristiche di personalità di chi si annoia.
Per Otto Fenichel (1897-1946), analista e allievo diretto di Freud, la noia è l’assenza di un oggetto di desiderio, una circostanza nella quale la libido, ovvero la spinta pulsione che ci fa desiderare gli oggetti di amore o di interesse, resta bloccata, senza sapere verso quale direzione muoversi.
Vi è nella noia, per Ralph Greenson (1911-1979), psicoanalista statunitense, uno stato intenso di desiderio, nel quale la persona non sa indicare esattamente che cosa desidera.
Nella lingua tedesca noia si traduce con langeweile, ovvero con “lungo tempo”, a testimoniare il senso di eternità e di assenza di cambiamento tipico del sentimento della noia.
Essa é spesso associata a stati disforici (umore basso alternato con nervosismo), tendenze depressive, sentimenti di ansia o aggressività.

Tipica è la “noia domenicale”, caratterizzata da un’assenza di stimolazioni che coglie spesso le persone molto attive e orientate alla professione che non sanno cosa fare nel tempo libero senza le abituali cariche di energie procurate dal loro lavoro.
Oppure le persone che hanno riposto molte aspettative nel weekend, aspettative che sono invece andate deluse, poiché la situazione reale si é dimostrata totalmente differente da quella immaginata o visionata “sul catalogo”.

La noia è anche segnalatrice che la nostra vita, pur avendo realizzato tutta una serie di obiettivi non ci ha veramente procurato ciò che cercavamo.
Questa sensazione di noia può tuttavia spingerci a cercare degli scopi meno “esterni” e più connessi alla nostra crescita personale, stimolandoci a cercare dei nuovi sentieri esistenziali su cui incamminarci e ripartire “da un nuovo inizio”.
Esiste una noia di tipo “nevrotico” che si accompagna ad altri sintomi del quadro depressivo, come la melanconia e l’apatia ed esiste invece una noia saltuaria, come asserisce lo psicologo americano Marvin Zuckerman (1928, vivente), che è tipica delle persone sensation-seeking, ovvero cercatrici di emozioni e molto orientate a prendere rischi (fisici, sportivi, finanziari, etc.).
Si tratta di un tipo di persone che percepiscono la noia sempre in agguato e se ne tengono lontane come da un pericolo, ricercando costanti occasioni di stimolazione dopaminica, quindi occasioni in cui é presente un discreto livello di rischio, come nel caso degli sport estremi.

La noia della routine lavorativa si può combattere anche mentalmente (ristrutturazione cognitiva), cercando obiettivi diversi da quelli che sono propri dell’attività lavorativa ripetitiva in cui si é impegnati, riformulando le premesse da cui si é partiti.
In tal caso il focus della nostra attenzione si sposterà da ciò che è ripetitivo a ciò che può invece riservarci delle sorprese interessanti: si percepirà un rinnovato interesse alla propria occupazione prima considerata fonte di noia, quando ad es. la direzione dell’azienda promette un forte incentivo economico che é visto come alla nostra portata.
Ma senza lasciar le cose al caso, é necessario per fronteggiare la noia, prospettarsi dei diversi fronti di interesse e impegnarsi nel realizzarli (palestra, sport, un gruppo di teatro nel quale, attraverso i giochi di ruolo, diventa possibile esplorare altri personaggi, altre possibilità).
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