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Immagine del redattoreNicola Sensale

Come nasce lo Psicodramma?


Una foto del giovane Moreno

Moreno e Lo Psicodramma 

Lo Psicodramma é una forma di terapia di gruppo che impiega il teatro come strumento di cura.

 

Le sue origine risalgono agli anni '30 del secolo scorso per opera di J.L. Moreno che, oltrechè drammaturgo era anche medico e psichiatra e possedeva pertanto una specifica sensibilità nell’occuparsi dei processi della cura e delle necessità delle persone.

 

Visse in Austria all’epoca in cui la psicoanalisi andava affermandosi, ma il suo mondo era sostanzialmente opposto a quello di Freud, da cui prese subito le distanze dato l'eccessivo aspetto mentalizzante e, a suo dire, “statico” della psicoanalisi. 

 

Successivamente, nel 1925, si trasferì negli Stati Uniti dove iniziò a divulgare le sue idee sul teatro come cura. 

 

L’impiego che Moreno fa del teatro negli anni ‘20 è  totalmente avanguardistico: dapprima con attori professionali, poi con persone comuni, egli invita alla “messa in scena” dei fatti quotidiani



Possono essere notizie ricavate dai giornali, oppure “materia viva” portata da qualcuno che siede in platea. 

 

Moreno ritiene che, coinvolgendole “in teatro”, le persone possano cogliere un’opportunità per esplorare i loro ruoli abituali, modificando approcci stereotipati e permettendosi di esprimere qualcosa che non aveva mai avuto permesso di uscire prima, acquisendo in questo modo anche la consapevolezza di poter essere un po’ diverse da come erano state vissute fino a quel momento.

 

Con Moreno dunque, si va oltre la catarsi raggiungibile con il teatro greco e si approda alla coscienza di sé e al reale contatto con l’altro.

 

Il Teatro della Spontaneità

Egli chiamava questa sua prima forma di cura mediante l’arte drammatica con il nome di Teatro della Spontaneità (Stegreiftheater), intuendo l’esistenza di una stretta relazione tra l'insorgere delle malattie e la perdita della spontaneità e della capacità di vivere la propria vita in modo creativo, a seguito delle costrizioni imposte dall'educazione familiare e dalla società.

 

Negli anni successivi Moreno perfezionò ulteriormente la metodologia e le tecniche alla base dello Stegreiftheater, fino a farne una vera e propria modalità terapeutica che denominò in seguito “psicodramma”. 



Moreno teneva le prime sessioni di psicodramma in luoghi pubblici nel contesto di serate dimostrative: durante queste sessioni egli invitava qualcuno dalla platea a salire sul palcoscenico, per mettere in scena una sua vicenda privata, per esplorare i suoi ruoli, mettersi al posto degli altri e vedere gli altri mettersi nel suo, vedersi riflesso in loro e riconoscere gli altri in se stesso.

 

Iniziava così un processo di trasformazione.

 

Perché il successo dello Psicodramma?

La personalità magnetica di Moreno e l’assoluta novità del suo metodo, unitamente alle prime prove di efficacia, ne contribuirono alla diffusione, via via sempre più estesa. 

 

Oggi lo psicodramma è diffuso in tutto il mondo, con scuole e centri di formazione anche di diverso orientamento, che continuano a contribuire alla sistematizzazione e allo sviluppo del metodo rispetto alle ipotesi originarie. 

 

Nel teatro psicodrammatico di Moreno si realizzavano confluenze che fino ad allora non erano state possibili: lo scrittore della storia e l'attore protagonista erano la stessa persona, drammaturgia e autobiografia coincidevano nella presentificazione di storie e vicende personali. 

 

Moreno era partito dunque dal teatro vero e proprio, per poi occuparsi della sofferenza attraverso la metafora del teatro, ovvero mutuandone alcuni elementi fisici (il palcoscenico, la balconata, l’uditorio, il protagonista, gli attori, il regista) e impiegandoli come strutture concettuali per avviare il processo terapeutico e il lavoro con i ruoli.

 

Ma se nello psicodramma attore e drammaturgo sono la stessa persona, la differenza con la drammaturgia classica é che nello psicodramma non esiste un vero soggetto da scrivere, bensì semmai da “riscrivere” attraverso la rappresentazione.



Al posto della scrittura teatrale troviamo una narrazione attiva di fatti reali, vicende che qualcuno del gruppo di psicodramma mette in condivisione con gli altri partecipanti alla sessione. 

 

Diversamente da come le cose stanno andando o sono andate nella realtà, la "vita psicodrammatica" può prendere, nel gioco del come se, qualsiasi direzione, anche la più insperata.

 

Ed ecco che, una volta in scena, una storia e un protagonista che sono perennemente in bilico tra “è sempre la stessa cosa” oppure il “non so cosa fare adesso”, riprendono vita in forma nuova, abbattendo copioni e liturgie cristallizzate.

 

La chiave del cambiamento, ovvero ciò che rende possibile al protagonista della rappresentazione il recupero di riflessioni e pensieri creativi e il reperimento di comportamenti nuovi e diversi, che strappano via le maschere fino a quel momento indossate, é la presenza sulla scena di una specifica risorsa che Moreno chiamava “spontaneità”.



La spontaneità 

La spontaneità é il prerequisito dell'azione che rompe gli schemi e che porta al prodotto creativo.

 

La spontaneità si trova in ogni persona, ma é bloccata dall'esistenza dei copioni, ovvero é dentro i ruoli cristallizzati che le persone assumono nella loro vita, tuttavia priva della possibilità di manifestarsi

 

Moreno aveva messo a punto un apposito training alla spontaneità, composto da esercizi preparatori all'azione psicodrammatica vera e propria. 

 

Si trattava per lo più di giochi psicomotori e/o proposte di improvvisazione teatrale, il cui scopo era fondamentalmente quello di entrare in contatto con la spontaneità e promuovere tra i partecipanti alla sessione una serie di accadimenti relazionali e occasioni di incontro utili a esplorarsi, conoscersi, iniziare a fidarsi gli uni degli altri e infine realizzare un contatto quanto più aperto e sincero e ricco di affettività (da lui definita con il termine di tele). 

 

Moreno chiamava warming up o riscaldamento, questa fase preparatoria allo psicodramma vero e proprio. 


Psicodrammateatro Mantova, L'acchiappastorie, Teatro dela spontaneità

I benefici del warming up

Nel teatro psicodrammatico, insegna Moreno, le scene giocate debbono essere sufficientemente vive e veritiere, altrimenti non c’é vera azione

 

Come nel sogno, la dimensione psicodrammatica si situa oltre il confine in cui i "controlli" (censura, rimozione e altri difese), agirebbero

 

Moreno sapeva bene che, nonostante il cambiamento sia nei pazienti desiderato, al momento di porlo in atto le difese intervengono per boicottare gli atti trasformativi e impedire il cambiamento stesso.

 

Il dispositivo psicodrammatico, attraverso la spontaneità, consente il superamento delle resistenza, perché il gioco proposto nella fase del riscaldamento non si rivolge direttamente alle difese, ma rassicura, diverte e dialoga con le risorse creative della persona, tra cui la spontaneità.

 

Proprio come succede ai bambini quando giocano: essi non hanno paura, né sono restii ad incontrarsi. 

 

Un volta più sciolti, più favorevoli a incontrare gli altri e altre parti di sé, i partecipanti allo psicodramma posso provare a cambiare, ovvero a trarre beneficio dal rappresentare in scena la loro vita. Il gioco e la dimensione spontanea diventano, per Moreno, base per iniziare il cambiamento. 



La teoria del ruolo 

Moreno teorizza alla base del suo impianto metodologico l'esistenza del ruolo, come precursore e fondamento dell'identità

 

Per Moreno il ruolo sostiene la costruzione del Sé, la parte più autentica dell'individuo. 

 

Pertanto la concezione moreniana del ruolo é ben più ampia di quella del teatro dell'epoca o della sociologia (che lo studiava come prodotto dell'influenza socio-culturale dominante).

 

Per Moreno si nasce nei ruoli e per lui il primo ruolo che il bambino assume é quello di ricevitore delle cure materne.

 

Tale ruolo non é tuttavia passivo, poiché il bambino da subito é in grado di attivare ruoli psicosomatici come “richiedente”

 

All’inizio può esservi una lieve asimmetria relazionale, essendo il raggio di azione del bambino di portata più limitata rispetto a quello della madre. Il bambino difatti, dipende all’inizio totalmente dall’ambiente.

 

Tuttavia questa asimmetria sarà con il passare dei mesi sempre meno evidente, portando la diede a rimodulare continuamente i rispettivi modelli di ruolo, in una configurazione a due vie, ovvero di reciproca influenza intersoggettiva, vale a dire, fin dalla nascita, benché in una condizione di fusionalità, ”da soggetto a soggetto”. 

 

Se i ruoli sono la forma che l’identità individuale assume nella relazione con gli altri a partire dalla prima infanzia e sono costituiti da modelli di comportamento (copioni) in grado di offrire risposte efficaci in determinate situazioni, ogni ruolo giocato presuppone l’esistenza di un ruolo complementare (controruolo), ovvero di "qualcuno che sta dall’altra parte". 

Per Moreno il controruolo é un soggetto, oppure un oggetto reale o anche interiore, significativo nella vita della persona che sta assumendo un ruolo complementare al suo: padre-figlio; marito-moglie; datore di lavoro-impiegato, amico-amica, etc..

 

L'esplorazione del proprio e del ruolo dell'altro e il permettere all’altro di essere nel proprio, sono l'essenza della metapsicologia moreniana"un incontro a due: sguardo nello sguardo, faccia a faccia. E quando sarai vicino io coglierò i tuoi occhi per metterli al posto dei miei, e tu coglierai i miei occhi per metterli al posto dei tuoi, poi ti guarderò con i tuoi occhi e tu mi guarderai con i miei." (Moreno, 1914 "Invito a un incontro"). 


Il fattore S/C 

Per Moreno la salute e la felicità individuale passano dallo scoprire il potenziale insito in ogni ruolo e per far si che ciò avvenga, è necessario attingere alle proprie risorse di spontaneità e creatività, le sole in grado di facilitare i modi nuovi per affrontare le situazioni abituali e i modi adeguati per affrontare le situazioni nuove.

 

Il padre dei metodi attivi parla appositamente del fattore di interconnessione tra spontaneità e creatività, denominato fattore S/C: la spontaneità è l'energia, il motore della creatività. 

 

La spontaneità è l'energia vitale, la creatività è la soluzione trovata, l'atto creato. 

 

La principale caratteristica dell’atto creativo è per Moreno dunque quella di fornire risposte adeguate a situazioni nuove ovvero risposte nuove a situazioni già note.

 

La spontaneità è l'energia, il motore della creatività. 

 

La spontaneità è l'energia vitale, la creatività è la soluzione trovata, l'atto creato. 

 

Per Moreno la spontaneità va allenata. 

 

La spontaneità non è istrionismo, ma parte dal superamento di una cristallizzazione dei ruoli abituali.

 

L’atto creativo permette la declinazione reale della creatività, che è un quid indefinito allo stato potenziale; la principale caratteristica dell’atto creativo è quella di fornire risposte adeguate a situazioni nuove ovvero risposte nuove a situazioni già note. 

 

L’atto creativo può manifestarsi in diversi gradi, da quello di massima creatività (atto vitale, originale, nuovo) a quello a creatività nulla (atto automatico, riflesso, meccanico).

 

Ogni persona, a diversi livelli di creatività, compie quotidianamente atti creativi.

 

Principali caratteristiche dell’atto creativo: trasmette sorpresa; fornisce sensazione di non piena sequenza logica con la realtà; richiede attività nelle persone che lo compiono più che passività; possiede tendenzialmente la capacità di modificare la realtà data. 

Per Moreno, come lo sarà più avanti per Donald Winnicott con il concetto di falso sé, un ruolo compresso dentro un copione stereotipato è l’espressione di un’identità che non riesce a manifestarsi per ciò che é.

 

In altre parole, esso è il ruolo abituale di un individuo che rinuncia ad attingere al proprio mondo interno di sensazioni, rappresentazioni ed emozioni e impiegarle creativamente per la sua vita di tutti i giorni. 

 

Per Moreno la ripetizione automatica dei ruoli crea l’alienazione da sé: in psicodramma questa evidenza si definisce cristallizzazione di ruolo, ed è quasi sempre fonte di disagio e malessere. 

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