Lo Psicodramma nasce storicamente a inizi '900 con Jacob Levi Moreno (1889-1974)
A quel tempo la scienza si muoveva per specializzazioni, settorializzando ulteriormente le branche del sapere, ritenendo che questo facesse accrescere le conoscenze e di conseguenza l'utilità della scienza.
Così era anche per la medicina e della psicologia.
L'osservazione delle relazioni era un oggetto scientifico importante per Moreno
Moreno (nella foto sopra) aveva un interesse "scientifico" per le relazioni tra le persone.
Anche Freud tramite l'analisi del transfert e controtransfert lavorava su questioni relazionali, benché non considersse la relazione come simmetrica e bidirezionale.
Moreno metteva un ruolo e un rispettivo contro ruolo ai due capi della relazione, esattamente speculari e simmetrici. Paritari.
Moreno, nella fantasia del teatro, voleva lavorare su relazioni reali, ma non come oggetto di studio, ma perché potessero queste relazioni reali "elaborate con il teatro", continuare a funzionare, migliorate, nella vita reale.
Non dunque la cura della persona direttamente, ma la cura delle sue relazioni e dei suoi ruoli.
Nello Psicodramma non prendiamo pertanto in carico direttamente la persona o il suo malessere, bensì le sue relazioni all'interno di una dimensione sociale (familiare in primo luogo) e comunitaria.
Il teatro consentiva esperienze "olistiche". Non storie solo raccontate, bensì viste "carne e sangue", che riguardavano la totalità della persona e della sua esistenza.
La "corporalità" delle prime sessioni psicodrammatiche veniva tuttavia contestata come poco scientifica, rispetto ai criteri di scienza dell'epoca. Inoltre non era ben chiaro nemmeno a Moreno cosa accadesse nelle sessioni di Psicodramma a teatro.
La cornice epistemologica fenomenologica-esistenziale su cui si poggia la metapsicologia moreniana, fa si che il metodo psicodrammatico consenta, tramite la messa in scena del suo portato esistenziale reale, il trionfo della verità soggettiva del partecipante, contro le imperanti letture interpretative della psicoanalisi. Era questa la sua forza! Il manifesto che veniva privilegiato al latente.
Coadiuvato dal conduttore e dall'apporto del gruppo, il protagonista dello psicodramma arriva a leggere il suo processo interno, ruoli e relazioni della sua vita, tramite le funzioni stesse della sua mente, senza ausilio interpretativo esterno.
E' quindi la dimensione gruppale a diventare agente terapeutico.
Inizialmente Moreno parte dalla drammaturgia classica e pertanto i ruoli messi in scena e assunti erano quelli "da copione teatrale" e legati alla vita sociale e alla "profondità dell'animo umano". Poi le persone del pubblico vennero chiamate a mettere esse stesse in scena i loro drammi personali.
Il concetto di ruolo in Moreno
Il termine viene da rotulus, il papiro su cui gli attori studiavano a teatro la loro parte, ovvero il copione. Il copione prevedeva la rappresentazione, effettuata sul palcoscenico dell'azione drammaturgica prodotta da uno scrittore.
A Moreno tuttavia non piaceva il lavoro teatrale su copioni e soggetti precostituiti. Riteneva che azione e rappresentazione dovessero essere attribuiti alla stessa persona e pertanto anche in tempi in rapida successione (produco la storia e la metto subito in scena).
Momento fondamentale del teatro di Moreno fu la possibilità di vedere la scena allo specchio: ovvero di guardare tramite un alter ego la mia scena giocata davanti a me!
Quindi nello Psicodramma attore e drammaturgo sono nella stessa persona, ma non esiste un copione vero e proprio, esiste un pezzo di storia reale che può prendere qualsiasi direzione, perché basata sulla spontaneità e sul bisogno della mente di trovare risposte ed equilibri finalmente accettabili.
Come nel sogno, la dimensione psicodrammatica é oltre i controlli abituali e possono emergere soluzioni che nei ruoli e relazioni della vita reali non sono né pensabili né reificabili, perché le difese provocano censura e rimozione, a causa della paura del cambiamento.
É per Moreno l'attivazione della spontaneità a promuovere l'abbassamento dell'angoscia freudiana, ovvero dello stato difensivo abituale. Se le persone "giocano" sono più distese e favorevoli a affrontare la fatica di scendere dentro di sé e molto più creative per trovare nuove soluzioni.
Il ruolo nello Psicodramma é sempre nel qui e ora. Cosa vuol dire?
Anche la scena giocata nella sessione che attinge dal passato é presentificata, sta succedendo ora. La mettiamo in scena, quindi esiste adesso!
Nel gioco del "come se" anche se la storia giocata appartiene al passato o al futuro, la sessione si svolge "come se stesse accadendo ora". Se l'azione non si svolge sempre nel momento presente non c'è psicodramma.
La tendenza del protagonista di fuggire dal momento presente, rappresenta una resistenza, comunque da onorare.
Momento presente significa anche presenza positiva piena del protagonista nella scena che sta giocando (livello somatico, comportamentale, emotivo, cognitivo).
Se c'è resistenza il protagonista non sa stare nella scena se non a uno o due livelli massimo, forse solo uno quello mentale, ma non sa fare l'attore, non sa impersonificare realmente e la sua presenza fisica è scarsa.
Pertanto occorre lavorare sulla presenza olistica del protagonista della scena.
La spontaneità
Oltre la definizione moreniana classica, vediamola come una funzione della mente di agire in un certo modo, ovvero come una possibilità della mente dell'adulto o del bambino di organizzarsi (adattarsi creativamente) in una situazione di novità attivando aspetti spontanei, ludici, immaginativi.
É dunque uno sforzo organizzativo del comportamento, del corpo, del pensiero, della sfera emotiva in contesti non attesi.
Tale prerogativa espressiva si ottiene nello psicodramma creando situazioni di novità, non prevedibili, inattese, spiazzanti, perché la persona possa mettersi in gioco, oltre i copioni abituali.
Il gioco spontaneo provoca la rottura dai copioni abituali. Test di spontaneità, addestramento alla spontaneità, sviluppo sulla spontaneità, diventano pertanto parte del metodo e dell'attività del conduttore nei confronti del gruppo.
Il ruolo per Moreno
È la forma operative che il Sé prende in una data situazione.
La rappresentazione mentale di tale forma operativa si chiama ruolo.
Pertanto quando parliamo di ruolo parliamo di:
Azione e vissuto olistico che passa nel corpo
Rappresentazione e contemporanea o successiva riflessione sull'esperienza agita
Ogni volta che rappresentiamo qualcos anello psicodramma, facciamo un atto di consapevolezza, uno sguardo su noi stessi mentre stiamo facendo "quella cosa". Quindi siamo ben oltre la semplice azione in scena.
Ciò implica la riflessione a più livelli sulla rappresentazione che si sta "giocando", altrimenti si sta semplicemente agendo il ruolo, come nella vita dove i ruoli vengono agiti automaticamente, senza pensare su ciò che facciamo, se appropriato, perchè lo sto facendo, se posso fare qualcosa di diverso, come mi fa stare, etc. etc.
Io attore e Io osservatore devono sempre esere assieme dunque.
Nella vita naturale, normonevrotica, vige il principio per lo più del solo Io-attore chiuso nei suoi ruoli cristallizzati. Agiamo perlopiù senza chiderci perchè.
Quindi in un setting psicodrammatico guardiamo le azioni e i dati che debbono diventare oggetto di riflessione mediante osservazione, quindi ne facciamo oggetto di pensiero, di rappresentazione mentale. Nei tempi passati invece le persone davano per scontato ciò che facevano, si era sempre fatto così, era la tradizione, perciò azione-corpo e rappresentazione mentale erano tenuti separati.
Sicuramente lo Psicodramma, fin dall'inizio, ha riunificato azione-corpo e mentalizzazione dell'azione stessa, come intimamente connesse.Questa "congiuntura epistemologica" é tipica del modello moreniano e non trovava eguali nei modelli teorici psicologici della sua epoca, spostati tutti sul versante o azione o riflessione, ma separati, ovvero guardare/interpretare Vs fare.
Nelle sessioni psicodrammatiche creiamo continuamente questo circuito tra fare e pensare.
I momenti di azione pura vengono alternati a quelli osservativi, con tecniche quali il doppio e l'inversione di ruolo o lo specchio anche (distinguendo tra guardarsi e guardare, riferito cosa guardato).
Dimensione dell'azione
Lo Psicodramma é un metodo basato sull'azione. Nel setting psicodrammatico facciamo in modo che la persona agisca, si esprima, sviluppi la sua presenza all'interno di una relazione, dandogli forma e vita. Si tratta di azioni più o meno vincolate e limitate, che facciamo diventare nuove ed espanse, con una potenzialità del Sé che nella vita non riusciamo a realizzare.
Nella vita infatti lasciamo indietro dei pezzi, dimentichiamo ad es. le emozioni e agiamo in modo limitato, impoverito, non in modo olistico. Può mancare il corpo, oppure anche la mente, l'anima, nelle nostre azioni quotidiane. Per es. la madre che presta solo accudimento fisico ma potrebbe non mettere emozione. I ruoli nello psicodramma vengono agiti a partecipazione globale. É per questo che oltre ad agire occorre, nello psicodramma riflettere, guardare dal'esterno, guardare dal posto degli altri (inversione di ruolo).
I vertici di osservazione
Autosservazione, colui che si ascolta, legge e da significato alla sua condotta
Decentramento
Funzione di specchio
Tre aspetti codificati metodologicamente.
Nello Psicodramma facciamo esperienza di novità, di messa in gioco, il dare significato a tutta questa esperienza vuol dire capire qualcosa rispetto al proprio corpo, all'azione svolta, al nostro comportamento, ovvero tutti quei comportamenti non verbali che sovente sfuggono all'analisi (pianto, rossore, sudorazione, impulsi spontanei, movimenti psico motori).
L'auto-osservazione é la prima attività osservativa codificata nello psicodramma e lo é tramite la funzione di doppio, il che implica il sapersi esprimere pensando a ciò che si dice, ascoltandosi e valutando l'impatto sugli altri.
A volte una persona non é capace di riflettere su di sé, mentre parla e si esprime tanto da aver bisogno dei feedback degli altri. Nello psicodramma si usa "doppiare" il partecipante che non sa pensare o pensarsi perciò non sa neanche dire o non dice "nulla di nuovo". Ci si mette alle sue spalle a dare voce al mondo interno, a mettere in parola il vissuto dell'altro, quindi ciò che si fa é vicariare l'incapacità del "doppiato" a riflettere su di sé.
Un'altra modalità attraverso cui realizziamo la funzione autosservativa e auto riflessiva, é la tecnica del decentramento.
Nello specchio, una persona ha la possibilità di farsi un'idea di sé sulla base di un'impressione di un altro del gruppo.
Gli specchi può fornirli sia il gruppo che il conduttore. Si tratta ovviamente di una serie di immagini mentali prodotte dagli altri su colui che riceve lo specchio, si tratta sempre dunque di pensiero soggettivo e provvisorio, insaturo.
Si può dire che lo specchio ricevuto mi permette di comprendere l'attività intrapsichica, riflessiva e agita nei mie confronti dagli altri sulla base del mio comportamento di come agisco, come mi presento, come sono visto e "letto".
Uno specchio ricevuto mi consente di comprendere il mondo che io creò intorno a me e che no so di creare, ovvero la reazione sul piano mentale e comportamentale degli altri verso di me e i miei comportamenti, risposta che trova parziale responsabilità e/o correlazione con come io sono, agisco, appaio agli altri.
Nello Psicodramma creiamo una continua alternanza circolare tra momenti di azione e momenti di riflessione. Questo ci aiuta a conoscerci e conoscere il modo in cui gli altri ci vedono, per apporre i necessari correttivi.
Questo articolo vuol essere un compendio dei alcuni dei principali concetti moreniani, desunto sulla base di appunti di lezioni e stralci di articoli e dispense relative al mio training in quanto picoterapeuta psicodrammatista, presso la Scuola di Specilizzazione Quadriennale in Psicodramma Moreniano di Milano. Sono grato a Gianni Boria e ai suoi principali allievi e didatti del Corso per gli insegnamenti ricevuti.
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