Il sociodramma è un metodo di lavoro in gruppo, volto all’esplorazione di tematiche collettive, ovvero di eventi, problemi e conflitti che riguardano la vita di molti di noi e che ci fanno sentire a qualche titolo coinvolti, scossi, appassionati o divisi. J.L. Moreno, creatore del sociodramma, lo definiva una forma di socioiatria, ovvero di cura della società.
Come tecnica di azione sui gruppi effettivamente il sociodramma si configura come strumento volto a prendere consapevolezza dei conflitti o varie problematiche intercorrenti tra gruppi e comunità e a intervenire sugli stessi: conflitti o criticità per ragioni di ordine sociale, razziale o religiosa o dovuti a interesse di parte apparentemente inconciliabili.
Anche gusti, opinioni, schieramenti e comportamenti vari possono diventare oggetto di studio e confronto.
Vediamo la definizione data dalla Società Americana di Psicoterapia di Gruppo e Psicodramma.
Il sociodramma è un metodo di azione in cui gli individui mettono in atto spontaneamente una situazione sociale concordata. Basandosi sulla premessa dell'esperienza condivisa, un gruppo di sociodramma potrebbe cercare di definire un problema che i membri vorrebbero risolvere o trovare una situazione in cui vorrebbero ottenere una maggiore comprensione. I partecipanti si offrono volontari o vengono assegnati ruoli dal regista del sociodramma.
Dopo ogni enactment c'è una condivisione in cui i membri del gruppo discutono l'enactment; le soluzioni o le idee che ha presentato, e talvolta generano nuovi materiali per futuri chiarimenti sociodrammatici. La condivisione è un momento per iniziare a elaborare e integrare in azione ciò che è avvenuto pochi istanti prima. Il sociodramma, con le sue componenti di azione/riflessione, parla a entrambi gli emisferi del cervello. È una tecnica educativa cinestetica, intuitiva e cognitiva.
Alla base del sociodramma si pone pertanto la concezione che Moreno aveva dei ruoli.
La teoria dei ruoli è l’asse epistemologico del gioco sociodrammatico.
I ruoli sono la da lui concepiti come la forma che l’identità individuale assume nella relazione con gli altri e sono composti da modelli di comportamento (copioni) che rispondono a determinate situazioni.
Ogni ruolo giocato presuppone dunque l’esistenza di una “circostanza” e di un “controruolo”, ovvero di uno che sta dall’altra parte, per Moreno un soggetto, un oggetto reale o anche interiore.
Nella teoria del ruolo per Moreno, non abbiamo a che fare solo con persone che rivestono ruoli di natura personale, ma anche di ruoli assunti nella vita sociale.
In effetti per l’ideatore dello psicodramma ogni ruolo é una fusione di elementi sociali e privati e i ruoli privati sono un po’ come la coloritura personalizzata dei ruoli sociali, la loro “verniciatura”.
I ruoli possono essere all’interno di copioni “mal giocati”, intendendo il fatto che le persone che li assumono non conoscono altro modo per giocarli che quelli che hanno sempre impiegato.
Per Moreno la salute e la felicità individuale passa invece dallo scoprire il potenziale insito in ogni ruolo, ma per poterlo effettuare, è necessario attingere alle risorse di spontaneità e creatività individuale, le sole in grado di mostrare a una persona i modi nuovi per affrontare le situazioni abituali e i modi adeguati per affrontare le situazioni nuove.
Per Moreno, come sarà dopo per Winnicott per il falso Sé, un ruolo compresso dentro un copione stereotipato è l’espressione di un’identità che non riesce a manifestarsi per quella che é.
In altre parole, è il ruolo abituale di un individuo che rinuncia ad attingere al proprio mondo interno di fantasie, creazioni ed emozioni e impiegarle per il suo vivere di tutti i giorni.
Per Moreno la ripetizione automatica dei ruoli crea l’alienazione da sé: in psicodramma questa evidenza si definisce cristalizzazione di ruolo, ed è quasi sempre fonte di disagio e malessere.
Nel sociodramma vediamo agiti ruoli che non sono personali e che, in senso stretto, non fanno parte della vita privata degli individui che partecipano a una sua sessione.
Benchè le circostanze personali siano sempre, sullo sfondo, riconoscibili nel sociodramma, esse non vengono mai per scelta della regia sociodrammatica intercettate e fatte emergere, altrimenti vi sarebbe una rottura dle contratto con i partecipanti.
In altre parole mentre nello psicodramma ci si occupa di persone singole le cui storie personali sono rappresentate partendo da vissuti unici, irrepetibile e non riducibili al collettivo, nel sociodramma abbiamo a che fare con la natura sociale di ogni ruolo privato, ovvero con la loro categorizzazione collettiva.
Non abbiamo un padre che gioca la sua storia di incomprensione con la figlia adolescente, pensi tutti “i padri” che vivono lo stesso conflitto con il periodo dell’adolescenza dei loro figli, perciò allo stesso modo abbiamo “le madri, tante madri, tutti i lavoratori dell’Ilva, tutti i giovani disoccupati, gli anziani di un Centro diurno, i poveri e i ricchi di oggi” e, nel caso di stasera, “gli ottimisti e i pessimisti, i pragmatici e quelli tra le nuvole, le persone felici e le persone che non si sentono felici”.
Se lo psicodramma ha un valore terapeutico perchè tenta attraverso l’azione scenica di ampliare le possibilità di ruolo di un singolo individuo (il protagonista emergente), consentendogli di attingere al suo mondo interno di ricordi, sensazioni ed emozioni non solo a scopo catartico ma anche con il fine di “farci qualcosa” ovvero di creare il nuovo e diverso da portare dentro i propri ruoli quotidiani attivi, il sociodramma promuove l’operazione educativa sul gruppo: la sensibilizzazione a un tema, la conoscenza del punto di vista e della condizione dei membri del gruppo avverso, la comunicazione tra antagonisti, la negoziazione del conflitto tra parti opposte, e via dicendo.
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