L’otto Gennaio, 2002, ho acceso una candela in onore del centesimo compleanno di mio padre e l’ho ringraziato per essere stato un padre amorevole, e ho ringraziato Helen per essere stata una madre premurosa.
Come terapista so fin troppo bene che ci sono pochi bambini che crescono in un ambiente così amorevole, solidale, creativo ed etico.
Porto le le gioie e gli oneri di tale privilegio.
Ho fruito delle porte che mi sono state aperte professionalmente per essere la figlia di Carl e portare avanti parte della sua eredità di mantenere vivo il suo lavoro così da diffondere i suoi valori e metodi umanistici in tutto il mondo pieno di conflitti e violenza.
Due anni fa ho acceso il fuoco per onorare il centennale di mio padre inserendo il Carl Rogers Symposium 2002 nel calendario (Luglio 24-28, 2002 a La Jolla, CA).
Molti altri hanno creato cerimonie e conferenze, giornali e bibliografie per promuovere i suoi principi. Ho applaudito per tutto ciò che è stato fatto in modo collaborativo per ricordare al mondo che la risposta al conflitto non è la violenza.
La risposta giace nel profondo nelle radici delle cause che portano gli individui ad una disperazione tale da infuriarsi e uccidere.
Per coloro che come noi vivono nei privilegiati e spesso fuorviati Stati Uniti d’America, io spero che le recenti tragedie dell’11 Settembre possano essere una sveglia per il nostro governo che ha attuato politiche che hanno devastato tutte le culture.
Le celebrazioni per Carl onorano la sua preoccupazione per gli eventi mondiali e i suoi primi tentativi di utilizzo dell’approccio centrato sulla persona con enti governativi di alto livello come il Rust Peace Project e gruppi per la diversità come il suo lavoro con Ruth Sanford (1 Ruth Sanford è morta all’età di 94 anni recentemente Nov 2001).
Ho onorato il suo lavoro con Carl e la sua dedizione per l’approccio centrato sulla persona e per aver favorito il lavoro nella diversità in Sud Africa.
Il Symposium di Carl Rogers è stato veramente di ispirazione.
Le nostre diversità internazionali (350 persone da 23 nazioni) hanno conferito elettricità al gruppo. Questo è stata la prima volta perché abbiamo incluso nove campi di attività come temi principali: Psicoterapia, Educazione (Liceale, K attraverso 12), Trasformazioni organizzative, Arti Espressive, Pace e Risoluzione dei conflitti, Salute e vita Spirituale, Ricerca, Politica, Partecipazione Civica e Diversità.
Un largo raggio di argomenti includevano: l’approccio centrato sulla persona nel training della diversità, una scuola centrata sulla persona a Los Angeles, i recenti sviluppi della Psicoterapia, terapia centrata sulla persona sul tratto della sabbia e la costruzione della pace tra Palestina e Israele.
Come psicologi umanistici, educatori, pacificatori, guide spirituali, artisti espressivi, e ricercatori, abbiamo una larga rete di persone che, se lavorassero insieme, potrebbero manifestare slanci positivi in un mondo incasinato.
La mia personale concentrazione è direzionata al donare attivamente vita alla “Teoria della Creatività” di Carl (C. R. Rogers, 1961, Ch.19).
In questi tempi in cui il conformismo ci viene imposto dai governi, abbiamo urgente bisogno della forza di individui che sono in grado di pensare e agire in modo creativo.
La creatività minaccia coloro che esigono il conformismo. I dittatori reprimono l'auto espressione e il processo creativo. Non vogliono che i loro cittadini pensino a se stessi o a essere spontanei, fantasiosi, autodeterminati.
Quindi, la creatività è sovversiva per quelli che esigono la conformità a un sistema politico.
Carl era una persona creativa, se stesso.
Impersonificava l’individuo creativo che rimane aperto alle opzioni, flessibile, che valutava le differenze individuali.
Il conformismo, dall’altro lato, è chiuso, rigido nel proprio pensiero, e segue il capo senza l’utilizzo della coscienza o l’abilità di discernimento.
Io credo che per mantenere e tutelare la democrazia nel nostro mondo dobbiamo essere creativi- questo, essere in grado di giocare con le idee, vedere soluzioni alternative, essere in grado di ascoltare empaticamente tutti i versanti.
Carl era il maestro di tutto questo.
Nel capitolo straordinariamente breve ma conciso sulla creatività, Carl discute dell'urgente bisogno sociale di processo creativo da risvegliare le condizioni centrate sulla persona in cui può sbocciare.
Lui scelse le condizioni per rafforzare la creatività costruttiva: la prima era la salute mentale, che include l’accettazione degli individui come qualcosa dal valore incondizionato, la comprensione empatica e il favorimento di un clima non giudicante. La seconda condizione è il clima per una libertà psicologica.
A queste due condizioni, ne ho aggiunta una terza; offrire esperienze stimolanti e impegnative.
Per spiegare cosa intendo, è necessario tornare un po’ indietro.
Il mio lavoro artistico espressivo si è evoluto quando mi sono trasferita da Boston verso la California chiedendo a mio padre se potessi lavorare con lui. Era felicissimo, è ovvio. Ho velocemente delineato un workshop intensivo di dieci giorni.
Abbiamo chiesto dai sei agli otto persone da inserire nello staff e poi abbiamo co-generato quello che abbiamo chiamato workshop per l’Approccio centrato sulla Persona.
Lo staff includeva in tempi diversi: Carl Rogers, Maria Bowe, Frances Fuchs, Maureen O’Hara, Joann Justyn, Jared Kass, Betty Meador, Alan Nelson, Natalie Rogers, John K. Wood, Dick and Marion Vittitow.
Per merito del fascino di papà in tutto il mondo, è stato facile ottenere una folla enorme per dieci giorni. Si trattava di workshop internazionali in tempi particolarmente sperimentali.
Come staff abbiamo imparato molto, o addirittura più dei partecipanti. Giorno dopo giorno il largo gruppo si sedeva parlando delle proprie vite, raccontando le proprie storie personali ricche di contenuti emozionali- le loro tragedie, confusioni, paure e dilemmi.
Come staff siamo stati molto bravi nel riflettere i loro sentimenti e a mantenere uno spazio sicuro per questi momenti molto personali. Abbiamo inoltre compreso come facilitare i confronti tra le persone.
In ogni caso; perchè sono una persona abbastanza cinestetica, sono diventata irrequieta e pensavo: “Come possiamo stare seduti qui tre ore la mattina, tre ore il pomeriggio e tre ore la sera?” Quindi ho poi risposto, “ Ho uno studio con materiali artistici, e chiunque voglia trovare altri modi per approfondire questi problemi personali può venire e unirsi a me. Sperimenteremo con il non verbale modi per parlare di tutte le storie che stiamo condividendo, e useremo movimento, arte, suono e teatro per l'auto-esplorazione".
Ho avuto diversi colleghi che erano anche interessati ad esplorare questo con me come Jared Cass e Maria Bowen. Abbiamo creato momenti di gioco profondamente significativi per le persone. Abbiamo avuto molte poche linee guida.
Continuavamo a imparare da quello che stavamo facendo.
Il modo per diventare un buon facilitatore è ottenere costantemente valutazioni e feedback dai partecipanti e chiedere: “Cosa stiamo imparando? Che cosa funziona e non funziona?"
Abbiamo scoperto che la nostra capacità di recitare, usare costumi, drammi e giochi di ruolo così come l'uso di materiali artistici era molto significativo per le persone.
Quello che adesso chiamano “La Connessione Creativa” si è evoluta.
Abbiamo scoperto che l’utilizzo dei movimenti, l’arte visiva, suono la scrittura di un diario in sequenza con una piccola verbalizzazione ci ha aiutato a toccare dentro il nostro inconscio e dentro la nostra persona archetipica, portando consapevolezza sui nostri personali problemi.
In qualità di facilitatori abbiamo suggerito possibilità per questi esperimenti, ma in un vero stile centrato sulla persona, abbiamo sempre verificato tutto ciò con l'individuo coinvolto.
Il cliente o il membro del gruppo può scegliere di partecipare o meno e noi seguiamo il suo esempio. Abbiamo creato una cassaforte, un ambiente non giudicante, dando alle persone sia lo stimolo che il permesso di togliersi le maschere sociali per scoprire verità interiori.
Dopo un'ora o più di questo coinvolgente processo creativo, parlavamo di cosa avevamo imparato attraverso la nostra arte. Questo era il momento per un ascolto profondo ed empatico. Non interpretando mai l'arte di una persona. Sono fermamente contraria all'arteterapia analitica come Carl lo era alla psicoterapia analitica.
Esperimenti o esperienze progettate per coinvolgere l'individuo nelle arti espressive danno a quella persona l'opportunità di impegnarsi nella magia del processo creativo e imparare facendo.
È qui che sento che il mio lavoro è stato un'espansione del lavoro di Carl.
Per un po' ho sentito di essere ribelle prendendo il suo lavoro e creando effettivamente esercizi che stimolino le persone a usare l'arte e il movimento, il suono e la scrittura del diario per l'espressione di sé.
Ho lavorato con mio padre per molti anni, prendendo lezioni da lui, e ho appreso molto bene la sua filosofia e i suoi metodi.
Li avevo incorporati nel mio modo di essere. Quindi, fare qualcosa di leggermente diverso è stato un processo difficile per me all'inizio. Poi ho capito che stavo davvero dando vita alla sua teoria della creatività.
Un altro punto: l'uso delle arti espressive offre alle persone un posto sicuro per esplorare il proprio lato oscuro. Nel mio libro, The Creative Connection (1993), passo un capitolo a parlare dell'accettazione dell'ombra, abbracciando la luce.
L'ombra è la parte che abbiamo represso nelle nostre vite.
Alcune persone hanno negato la loro rabbia per tutta la vita. Altri hanno nascosto o negato la loro capacità di amare o di essere compassionevoli.
L'uso del movimento, del suono, del colore e del dramma offre opportunità per diventare prima consapevoli della propria ombra, e poi esplorarla completamente attraverso molti strumenti.
La paura e il dolore vengono spesso più facilmente espressi attraverso i dipinti o attraverso il movimento piuttosto che per mezzo delle parole. La rabbia può essere spruzzata su grandi fogli di carta finché una parte dell'energia non è stata rilasciata e trasformata.
Tale autentica espressione di sé se sperimentato in un ambiente compassionevole e terapeutico aiuta l'individuo a liberare energia, guadagnare intuizione, assumersi la responsabilità dei propri sentimenti e muoversi verso un'azione costruttiva. In definitiva questo porta a una migliore autostima e alla capacità di dare e ricevere amore.
La maggior parte di noi che conosceva Carl si rende conto che aveva difficoltà a riconoscere o esprimere la sua rabbia di persona. (Potrebbe averlo farlo per iscritto, occasionalmente).
Non dovrebbe sorprendere nessuno, quindi, che fossi impaziente di creare un ambiente centrato sulla persona in cui le persone possano approfondire questi sentimenti di rabbia o paura, o vergogna, sia in forme verbali che non verbali.
Con l'umanità in uno stato così instabile di rabbia, violenza, perdita, dolore e confusione, in contrasto con le effusioni di generosità, compassione e amore, sento che il momento per le arti espressive incentrate sulla persona la terapia è arrivato.
È il tempo giusto per quelli di noi che sono in grado di facilitare la guarigione del dolore, della rabbia e il dolore e il senso di disperazione.
È tempo per noi di trasferirci nelle comunità per aiutare le persone a trovare il loro senso di potere attraverso le arti. Il processo creativo è un'energia di forza vitale. Se offerto in un ambiente sicuro, empatico, non giudicante, è un processo di trasformazione per un cambiamento costruttivo.
È Carl Rogers che ci ha offerto la teoria e i metodi nell'approccio centrato sulla persona che dà a noi la solida base su cui costruire.
Una delle sue più grandi qualità era la sua capacità di rimanere aperto alle nuove idee e imparare dalla propria esperienza.
Nel celebrare la sua vita, spero che saremo ispirati dal suo modo di essere.
Traduzione a cura di Nicola Sensale dell'articolo “Giving Life to Carl Rogers Theory of Creativity”
Bibliografia di riferimento
Barton, A. (1974). Three worlds of therapy: An existential-phenomenological study of the therapies of
Freud, Jung, and Rogers. Palo Alto, California: National Press Books.
Rogers, Carl R. (1954). Towards a theory of creativity. ETC: A Review of General Semantics 11, 249-260.
Rogers, Carl R. (1961). On becoming a person: A therapist’s view of psychotherapy. Boston: Houghton
Mifflin. Republished 1965 and 1995.
Rogers, Carl R. (1970). Carl Rogers on encounter groups. New York: Harper and Row.
Rogers, Carl R. (1986, Summer). The Rust Workshop: A personal overview. Journal of Humanistic
Psychology, 26, (3), 23-45.
Rogers, Carl R. and Ruth Sanford. (1987). Reflections on our South African experience. Counseling and
Values, 32 (1), 17-20.
Rogers, N. (1993). The Creative Connection: Expressive arts as healing. Palo Alto, CA: Science and
Behavior Books.
Zweig, C., and Abram, J. (Eds.). (1991). Meeting the shadow: the hidden power of the dark side of human
nature. Los Angeles, CA: Jeremy P. Tarcher, Inc.
Resources
A new book, Carl Rogers the Quiet Revolutionary an Oral History, was released the week of the Symposium.
This is Carl Rogers, in his own words, as interviewed by archivist David Russell. To order go to:
A CD-ROM, Carl Rogers: A Daughter’s Tribute, was also released. The CD includes excerpts from each of
Carl Rogers’ books, his private letters and journals, and photos and videos from his life. To order go to
the Website: http://www.mindgardenmedia.com/cr.html
The Symposium was recorded by Conference Recording Service. To order audio tapes (FAX: 510 527-
8404) or go to the Symposium Website for papers, photos, and on-line continued discussion:
Natalie Rogers, Ph.D., is an author, artist, psychotherapist, and founder of the Person-Centered Expressive
Therapy Institute. Her book, The Creative Connection: Expressive Art as Healing, joins person-centered
theory and the expressive arts to facilitate deep inner work. She is the daughter of Carl Rogers.
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