LA DANZATERAPIA NEL PAS DE DEUX TRA BAMBINO E GENITORE
- Fiorella Rubino
- 20 mar
- Tempo di lettura: 9 min
Fiorella Rubino

Noi esseri umani nasciamo intrinsecamente motivati alla relazione con l’altro e veniamo al mondo già equipaggiati di tutto il necessario per ricercare e per sviluppare interazioni colorate di reciprocità e di intimità.
Sguardi, contatti, espressioni del volto, musicalità della voce, gesti e posture costituiscono l’alfabeto di quelle che Trevarthen [1] ha definito protoconversazioni, ossia dei primi scambi comunicativi che hanno luogo fra il bambino e l’altro significativo che se ne prende cura. Nelle protoconversazioni il neonato appare attivamente coinvolto in uno scambio di contenuti affettivi e di intenzionalità comunicativa che si sviluppa nella multimodalità dei canali espressivi e recettivi utilizzati. Questi dialoghi dalla natura prettamente corporea si configurano come dei pas de deux [2] in cui prende forma la relazione primaria di attaccamento, la quale risulta fondamentale per un sano sviluppo del bambino.

Come può la danzaterapia sostenere questi processi, accompagnando sin dalle origini lo sviluppo di questa relazione tra il bambino e il genitore?
La danzaterapia si contraddistingue per la sua modalità peculiare di utilizzare il linguaggio del corpo e della danza al servizio del processo creativo nell'intento di promuovere il benessere e lo sviluppo di risorse delle persone [3].
Al pari delle altre arti terapie, la danzaterapia offre un approccio intermodale basato sull’integrazione di diversi canali espressivi [4]. Al pari della danza, la danzaterapia sostiene i processi fisiologici coinvolti nella regolazione dei livelli di attivazione del corpo e nei meccanismi di ritorno delle informazioni cinestesiche provenienti dalle diverse qualità del movimento [5].
Nella danzaterapia vengono infatti messe in gioco quelle che Stern [6] ha definito forme vitali dell’esperienza, ossia quelle unità dinamiche globali costituite da elementi di movimento, spazio, tempo, forza e direzionalità che abitano la conoscenza relazionale implicita e che concretizzano la vitalità fisica ed emotiva dell’umano. Grazie all’attivazione del potenziale creativo e delle proprietà estetiche del corpo, la danzaterapia supporta l’esplorazione di questa dimensione dell’esperienza relazionale umana, stimolando nella persona lo sviluppo di nuovi schemi di movimento. L’integrazione di nuove possibilità di movimento all’interno del proprio repertorio abituale stimola a propria volta nella persona lo sviluppo di nuove modalità di comportamento da utilizzare nelle relazioni e nelle circostanze della vita quotidiana.

Come evidenziano gli studi più recenti, la danzaterapia offre strumenti utili a supportare lo sviluppo delle relazioni affettive primarie in età precoce e a rivisitarle nelle fasi successive della vita [7]. Essa risulta infatti caratterizzata dall'impiego di attività a mediazione corporea che ben si coniugano con la natura non verbale dei processi sottostanti alle interazioni diadiche precoci e allo sviluppo della relazione di attaccamento.
In termini metaforici, le interazioni non verbali fra bambino e genitore possono essere considerate delle danze in cui i corpi dei due protagonisti si muovono alla continua ricerca della sintonizzazione fra le qualità e i ritmi espressi nei rispettivi movimenti [8]. Bambino e genitore co-creano periodi di sintonizzazione adattandosi reciprocamente nelle forme dei loro corpi e ricercando le corrispondenze temporali fra i loro gesti e le loro posture. La sintonizzazione permette a ciascuno dei due danzatori di accedere a un’esperienza cinestesica ed emotiva che oltrepassa l’empatia e che risulta contrassegnata da un vissuto di connessione senza interruzioni in cui l’uno entra metaforicamente nella pelle dell’altro. È in questa condizione di intimo coinvolgimento che ciascuna delle due parti può fare esperienza di sentirsi sentito dall’altro nella reciprocità o nella risonanza degli stati affettivi.

Secondo la letteratura scientifica, opportuni interventi di danzaterapia realizzati con genitori e bambini durante la primissima infanzia risultano efficaci nel favorire lo sviluppo di una relazione positiva e di un attaccamento sicuro [9]. Fra i molteplici approcci disponibili nel panorama della danzaterapia, quelli maggiormente indicati risultano essere il Kestenberg Movement Profile, il modello Rainbowdance® e il metodo Ways of Seeing.
Il Kestenberg Movement Profile [10] fornisce degli strumenti specifici per l’osservazione delle dinamiche esistenti nelle interazioni diadiche tra bambino e genitore. Questo approccio consente di rilevare e di confrontare i profili di movimento di entrambe le parti in gioco nell’intento di evidenziare sia la presenza di accordi armonici che l'interferenza di note conflittuali. Permettendo di individuare le aree di compatibilità e quelle di incompatibilità nelle danze che prendono forma tra il bambino e il genitore, il Kestenberg Movement Profile offre l’opportunità di intervenire sostenendo i punti di forza della relazione e contenendo i fattori di vulnerabilità [11].
Nei termini del Kestenberg Movement Profile, la comprensione cinestesica di cui il bambino ha bisogno per sentirsi sicuro e per prosperare nel suo sviluppo si sostanzia in due componenti basiche del movimento, definite Flusso di Forma e Flusso di Tensione. Il Flusso di Forma fornisce la struttura necessaria affinché le interazioni tra il bambino e il genitore possano avere luogo, plasmando le forme dei loro corpi nella simmetria o nella complementarietà. Il Flusso di Tensione sostiene invece la regolazione emotiva, consentendo lo sviluppo e l'integrazione da parte del bambino di alcuni schemi evolutivi fondamentali che risultano caratterizzati da variazioni ritmiche regolari o irregolari dei livelli di tensione muscolare. Flusso di Forma e Flusso di Tensione appaiono magistralmente all'opera nel momento dell’abbraccio, in cui il contenitore morbido offerto dalle braccia del genitore e la postura flessa assunta dal bambino devono trovare un adattamento reciproco per consentire e per favorire lo scambio di segnalazioni affettive attraverso la co-regolazione dell’intensità e dei ritmi di variazione dei rispettivi toni muscolari.

È sull’armonizzazione di queste due componenti basilari del movimento nei pas de deux tra genitore e bambino che interviene la danzaterapia basata sul Kestenberg Movement Profile. La condivisione dei ritmi di tensione muscolare risulta infatti necessaria per lo sviluppo di quella relazione diadica basata sul flusso di movimento che si pone a fondamento dell'intersoggettività.
Il modello Rainbowdance® [8] propone programmi di intervento pensati per bambini di età compresa fra 1 e 5 anni, strutturati in sessioni di gruppo e realizzati con la partecipazione attiva dei genitori. Questo approccio mira ad arricchire le competenze dei genitori accompagnandoli ad osservare le qualità di movimento espresse dai loro bambini e a sperimentare modalità di interazione non verbale utili ad accrescere l’armonia nella diade.
Le attività proposte dal modello Rainbowdance® prevedono l’utilizzo combinato di musica, movimento e narrazione. Un’attenzione speciale appare dedicata all’uso di tecniche di contatto corporeo e di rispecchiamento che, per loro natura, si riconnettono immediatamente alle esperienze originarie della relazione di attaccamento e possiedono il potenziale per influenzarla.
Il senso del tatto appare intimamente coinvolto nei processi di sintonizzazione intermodale che caratterizzano le interazioni diadiche precoci. In questi scambi il tatto si combina ritmicamente con il fraseggio descritto dagli sguardi, dal tono della voce e dalle espressioni del volto per veicolare ricche e intense segnalazioni affettive [12].

I giochi di rispecchiamento permettono al bambino di integrare le informazioni visive e uditive di natura affettiva che vengono a lui offerte dall’espressività corporea del genitore. Questi giochi stimolano l’attivazione del sistema dei neuroni specchio, il cui sviluppo risulta dipendente dalle esperienze di vita e viene modellato in maniera significativa dalle relazioni precoci con le figure di attaccamento primarie. Attraverso le esperienze di rispecchiamento basate sulla sincronia del movimento e sulla sintonizzazione affettiva il bambino può vivere la sensazione di sentirsi visto dal genitore nell’intera gamma delle proprie emozioni, sperimentando il profondo vissuto di sentirsi emotivamente connesso con l’altro [13].
Nel gioco dello specchio il genitore viene supportato a scegliere un numero limitato di movimenti fra i tanti espressi dal proprio bambino, dei quali viene invitato a cogliere e a riflettere l'essenza qualitativa anziché operare una mera riproduzione della forma esteriore. Il genitore viene inoltre supportato a riflettere le espressioni non verbali del bambino utilizzando l’appaiamento intermodale, ovvero esprimendo la medesima qualità osservata nel figlio attraverso un canale espressivo diverso, come può avvenire ad esempio impiegando un volume di voce analogo alla quantità di forza manifestata in un gesto. Operando in questo modo, il genitore mostra al bambino che esiste un nucleo simile e quindi condivisibile nelle loro esperienze soggettive che va al di là della loro forma esterna [9].

In sintonia con gli altri approcci descritti, anche il metodo Ways of Seeing [14]pone al centro dell'intervento il processamento multisensoriale delle informazioni. È attraverso la consapevolezza multisensoriale che il neonato elabora le proprie sensazioni interne, apprendendo progressivamente a riconoscerle e a gestirle. Ed è attraverso lo scambio multisensoriale co-costruito con i genitori che il neonato può cogliere istante per istante gli aspetti temporali, spaziali e affettivi veicolati dalla comunicazione, iniziando gradualmente a sviluppare delle conoscenze e delle aspettative sul funzionamento del mondo.
Il metodo Ways of Seeing attribuisce particolare rilevanza agli aspetti qualitativi dei comportamenti di accudimento genitoriale che svolgono la funzione di regolatori all'interno della relazione diadica. Questi comportamenti presentano infatti una natura non verbale e multisensoriale in cui si mescolano segnali provenienti dal contatto corporeo, dal calore, dall’odore, dalla vicinanza fisica e dalla percezione del movimento proprio e dell'altro.

Gli strumenti offerti dal metodo Ways of Seeing permettono all'operatore di raccogliere informazioni dettagliate circa la dinamica non verbale sottostante all'interazione diadica tra genitore e bambino e di rilevare se essa supporta od ostacola lo sviluppo della relazione di attaccamento. Il programma di intervento prevede il coinvolgimento attivo dei genitori e mira a sostenere la loro consapevolezza e la loro comprensione circa il ruolo svolto dal movimento, dall’esperienza multisensoriale e dallo scambio non verbale nello sviluppo della relazione con il loro bambino.
Le attività proposte durante le sessioni combinano elementi di movimento, danza, musica, gioco, consapevolezza del respiro e rilassamento. Le proposte di gioco vengono sviluppate a partire da semplici azioni interattive della quotidianità, come ad esempio spostarsi nello spazio oppure avvicinarsi e allontanarsi reciprocamente dall’altro. Giochi come il cucù o come il nascondino vengono utilizzati per supportare i genitori e i bambini a esplorare diverse modalità per stare in connessione fra loro anche nella distanza fisica. Giochi di andata e ritorno dal genitore permettono di sostenere il bambino nella sua iniziativa di esplorazione dell'ambiente e nella sua progressiva acquisizione di autonomia. Il gioco dello specchio e le attività basate sui cicli di sintonizzazione-perdita della sintonizzazione-recupero della sintonizzazione offrono esperienze utili a supportare la qualità della relazione.

Nel corso delle sessioni l’operatore accompagna i genitori ad acquisire crescente consapevolezza rispetto allo stile e al ritmo di movimento sia propri che del proprio figlio, incoraggiandoli a riconoscere le differenze esistenti fra loro, a valorizzare l’unicità di ciascuno e a trovare delle modalità di interazione che aumentino la loro compatibilità. I genitori vengono stimolati a prestare attenzione alle qualità della propria voce, a esplorare l'uso del contatto nella relazione e a individuare le parti del corpo in cui essi accumulano tensioni che trasmettono al proprio bambino. L’operatore supporta i genitori a riconoscere la valenza comunicativa che muove la maggior parte dei comportamenti del bambino e ad osservare le modalità con cui essi reagiscono e rispondono ai diversi stati emotivi da lui espressi.
In sintesi, espandere la capacità di sintonizzazione e arricchire la gamma di colori accessibile durante lo scambio di contenuti affettivi nel dialogo dei corpi. È questo il contributo che la danzaterapia può offrire allo sviluppo della relazione tra bambino e genitore grazie alla natura non verbale e multimodale dei suoi strumenti.
NOTE
[1] Trevarthen, C., & Aitken, K. J. (2001). Infant intersubjectivity : Research, theory, and clinical applications. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 42(1), 3-48.
[2] Schore, J.R. & Schore, A.N. (2008). Modern attachment theory: The central role of affect regulation in development and treatment. Clinical Social Work Journal, 36, 9-20.
[3] APID (Associazione Professionale Italiana Danzamovimentoterapia) (2021). Statuto. Disponibile su https://www.apid.it/documenti/.
[4] Martinec, R. (2013). Dance movement therapy in the concept of expressive arts-therapy. Hrvatska revija za rehabilitacijska istraživanja, 49(Supplement), 143-153.
[5] Koch, S. C., Riege, R. F., Tisborn, K., Biondo, J., Martin, L., & Beelmann, A. (2019). Effects of dance movement therapy and dance on health-related psychological outcomes. A meta-analysis update. Frontiers in psychology, 10, 1806.
[6] Stern, D. N. (2011). Le forme vitali: L’esperienza dinamica in psicologia, nell’arte, in psicoterapia e nello sviluppo. (D. Sarracino Trad.). Raffaello Cortina. (Opera originale pubblicata 2010).
[7] Schultz, A. (2019). Observing, understanding, and treating disordered attachment patterns: A dance movement therapy perspective. Expressive Therapies Capstone Theses, 227, 1–30.
[8] Santos Pagan, Y. (2022). Parental support, dance/movement therapy, and early childhood self-regulation: A literature review. Expressive Therapies Capstone Theses 586, 1-32.
[9] Doonan, F. & Bräuninger, I. (2015). Making space for the both of us: How dance movement therapy enhances mother–infant attachment and experience. Body, Movement and Dance in Psychotherapy, 10(4), 227 - 242.
[10] Amighi, J.K., Loman, S. & Sossin, K.M. (2018). The Meaning of Movement: Embodied developmental, clinical and cultural perspectives of the Kestenberg Movement Profile. New York: Routledge.
[11] Loman, S. (1998). Employing a developmental model of movement patterns in dance/movement therapy with young children and their families. American Journal of Dance Therapy, 20(2), 101-115.
[12] Popa, M.R. & Best, P.A. (2010). Making sense of touch in dance movement therapy: A trainee's perspective. Body, Movement and Dance in Psychotherapy, 5(1), 31 – 44.
[13] Homann, K.B. (2010). Embodied concepts of neurobiology in Dance/Movement Therapy practice. American Journal of Dance Therapy,32, 80–99.
[14] Tortora, S. (2010). Ways of Seeing: an early childhood integrated therapeutic approach for parents and babies. Clinical Social Work Journal, 38, 37–50.
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