I limerick sono componimenti poetici in rima dal registro stilistico scherzoso, ma con uno schema di assemblaggio ben preciso che ne regolamenta la creazione.
Benché un atto creativo “improduttivo” non dovrebbe sottostare a pressioni di risultato, è comunque essenziale, nel fare arte, rispettare alcuni vincoli tecnici minimi.
Bisogna infatti pur sapere come si impiegano le forbici nel tagliare un cartoncino, come si diluisce una tempera, come si battono dei colpi di base su di un tamburo, per avviare un processo artistico che sia, di lì in poi, più fluido, spontaneo e personale possibile e lo stesso vale per quelle essenziali norme tecniche che vincolano la composizione di un poema, storia o poesia.
Così all’inizio nelle mie prime composizioni con i limerick, confesso che non avevo capito la prassi necessaria al regolare svolgimento del compito creativo: la mia prima produzione era tutta sbagliata, tuttavia dopo che il conduttore ci ha fornito ulteriori esempi, era diventato tutto molto più chiaro.
Ho iniziato anch'io a cimentarmi in questa composizione poetica scherzosa, divertendomi nel prepararne alcuni che a me hanno dato molta soddisfazione.
Mi piaceva infatti leggerli ad alta voce, mi mettevano il sorriso dentro, mi inorgogliva leggerli, così come mi piaceva ascoltare anche quelli prodotti dai compagni.
Una volta capito la dinamica compositiva è stato per me facile e spontaneo approcciare alla comprensione creativa.
Riporto qui alcuni dei miei limerick:
C'era un soldato di Recanati
che mangiava chiodi mal cucinati
che anomalo il soldato di Recanati
C'era un gatto di Tagliacozzo
che saltava dentro ad un pozzo
povero il gatto di Tagliacozzo
C'era un falegname di Cittadella
che affettava una mortadella
che buongustaio il falegname di
Cittadella
Mi piaceva infatti leggerli ad alta voce, mi mettevano il sorriso dentro...
Un pizzaiolo di Porta Pia faceva la pizza
“Casa mia”
un cliente molto affamato gliela mangiò
tutta d'un fiato
povero il pizzaiolo di Porta Pia
Un martello di Portobello, formava
bocche di caramello
una signora senza labbra rubava le
bocche tutta infingarda!
Che deluso il martello di Portobello
Gli Haiku per me sono stati una scoperta molto potente.
Si tratta di piccoli componimenti brevi di origine giapponese, di sole tre frasi con schema 5 - 7 - 5 m o r e ( c h e , impropriamente, sta per l’equivalente italiano di sillabe).
Gli haiku sono basati per lo più su di una serie di suggestioni visive e sensoriali, che permettono l’espressione dei sentimenti e delle emozioni.
La mia esperienza con gli Haiku e stata molto piacevole: ricordo che essa è cominciata con l'iniziale visione di un video che conteneva immagini della natura, come alberi, mari in tempesta, lunghe distese di prati e nuvole in movimento a testimoniare la forza della natura stessa.
Era un susseguirsi di immagini tranquille, calorose, morbide e piene di vita.
Al termine di questo riscaldamento per immagini abbiamo iniziato a comporre gli Haiku: io sono riuscito a scriverne un paio, ero in uno stato di tranquillità.
In un secondo momento, il conduttore ci ha invitato a recarsi nel giardino della nostra scuola di arti terapie espressive, per fare una nuova e diretta esperienza sensoriale.
Qui ci siamo soffermati a osservare per tre minuti un particolare del giardino e io ero attratto dai fiori, in specie dal profumo e dal loro colore acceso e da quella delicatezza vellutata della rosa.
Siamo tornati in laboratorio e io mi sono lasciato condurre dai sensi percepiti e ho creato l'ultimo Haiku.
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